Come da inevitabile e imperitura tradizione, il 23 dicembre è il giorno della cena aziendale.
Quest’anno, per la prima volta, sono soddisfatta di tutta l’organizzazione. Il luogo scelto per l’evento è davvero elegante, con il suo arredamento moderno, tutto sui toni del bianco e del nero, addirittura in abbinamento ai piatti quadrati e ai bicchieri splendenti, decorati con un fiore di carta. Sembra quasi impossibile, ma vado d’accordo con tutte le figure aziendali: l’unico a non essere stato invitato è il commercialista, ma dopotutto si tratta di un consulente esterno. Speriamo non si offenda. Le portate sono state scelte apposta sulla base dei gusti dei dipendenti: un antipasto ricco per l’ingegnere, un risotto funghi e tartufo per la contabile, pappardelle al cinghiale per la responsabile marketing, brasato al Sagrantino con contorno di patate al rosmarino per il direttore commerciale e per finire, una mousse di cioccolato e arancia per l’amministratore delegato. Al centro del tavolo spiccano i regali: nell’ordine, un abbonamento a Netflix per un anno, un buono semestrale per le lezioni di yoga, un lettore di e-book di ultima generazione, un paio di Louboutin nere e il voucher per un corso online di public speaking. Alle otto in punto, mi siedo al tavolo della mia cucina e comincio a scartare tutto, veloce e vorace prima che l’antipasto caldo si freddi. Per fortuna il risotto e tutto il resto sono ancora in cottura. Non c’è niente di meglio, dico a me stessa, della vita da freelance.
