A due mesi dalla laurea Bianca trova, senza neanche troppe difficoltà, un lavoro stabile con un discreto stipendio, a due passi da casa e nel settore di sua competenza: se solo la sua vita sentimentale non stesse nel frattempo andando a rotoli, si sentirebbe al settimo cielo. Quando firma il contratto però, non immagina neanche lontanamente cosa nasconda un lavoro all’apparenza perfetto…
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Ci sono periodi in cui non succede nulla e altri in cui succede tutto. Anche troppo. Per esempio, trovare non una, ma due occasioni di lavoro splendide, nel giro di pochi giorni.
O così sembrava.
“Parlo con la Dottoressa Belli? Ho qui il suo curriculum e la sto chiamando per sapere se è disponibile per un colloquio qui da noi.”
Ovvio che ero disponibile!
“Può venire subito?”
“Ora, sa, sono in pigiama” avrei dovuto rispondere, ma grazie a Dio non lo feci. Risposi invece che ero pronta ed entro mezz’ora sarei arrivata a destinazione. Indossai al volo il tailleur predefinito da colloquio; un po’ di trucco, un passaggio di piastra e via.
La prima cosa del mio curriculum a essere falsa era che fossi automunita, quindi mio padre mi accompagnò, sebbene questo fosse severamente sconsigliato da qualsiasi manuale riguardante colloqui di lavoro.
Per rimediare, avrebbe parcheggiato lontano, così sarei apparsa indipendente al mio glorioso arrivo in azienda.
Non avevo considerato che per raggiungere l’ingresso avrei dovuto guadare del fango in una stretta passerella di legno. “Lavori in corso”, recitava un piccolo cartello dopo il cancello. In quel momento non potevo immaginare che i lavori sarebbero stati “in corso” per sempre.
“Chissà cosa stanno costruendo”, pensai invece. Magari è un’azienda tanto in espansione da dover costruire una nuova ala!
Mi sentivo sempre più eccitata all’idea di essere stata chiamata a soli due mesi dalla laurea. Non era capitato a quasi nessuno dei miei amici e colleghi universitari. Neanche Nicola aveva ancora trovato nulla di serio.
Volevo che andasse bene: a breve avrei iniziato la mia carriera come traduttrice; dovevo solo affrontare quel primo ostacolo.
Mi feci forza ed entrai dalla porta che trovai in fondo alla passerella.
Non c’erano insegne né ulteriori cartelli, ma la via era esatta e speravo di non sbagliare.
Non vidi nessuno nel piccolo corridoio, così mi affacciai alla prima stanza.
C’erano tre ragazzi, intenti a fissare i propri computer; bussai alla porta, sebbene fosse aperta, per farmi notare.
Tutti e tre si voltarono, quasi di scatto.
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